domenica 20 aprile 2014

Parrucche tricolori.


Volevo dire due cose sul rugby.
Che uno potrebbe dirmi: vabbè, non ti sei fatto vivo per quasi un anno e quando ritorni, parli del rugby?
Hai ragione, ma di che devo parlare? Di Berlusconi? Di Renzi? Di Grillo? Per favore, dai. Riescono benissimo a prendersi per il culo da soli, senza che nessuno ci carichi pure l'asso.
Credi a me, il rugby è molto più interessante. 
Oddio, forse "interessante" non è l'aggettivo più giusto. Diciamo che mi è capitato di farmi due domande, vedendo alcune partite del torneo denominato "Sei Nazioni".
Che quello è un torneo tostissimo, dove ci sono le cinque nazioni più forti d'Europa. E poi c'è l'Italia. 
Ecco, appunto. L'Italia. 
Io mica l'ho capito se quelli ci invitano perchè così hanno qualcuno a cui sono sicuri di fare il culo, oppure perchè pensano che noi davvero potremmo pure vincere. Il fatto è che le partite che giocano contro di noi, finiscono sempre con dei punteggi imbarazzanti a favore degli avversari. Che poi, il copione è sempre lo stesso: si parte bene (benino, dai), magari si riesce pure a fare qualche punto e allora senti i telecronisti che son tutti gasati e poi va a finire che si perde tipo 72 a 6. Ora, io non è che sono uno che gli piace vincere sempre (altrimenti non tiferei per la Fiorentina, ti pare?), ma porca miseria, nemmeno tutte le volte essere sbattuto come un uovo. 
Allora siccome mi sarei anche un po' rotto l'anima di questa situazione, io proporrei una cosa, alla nostra federazione.
Stà a sentire: proporrei di organizzarlo noi, un torneo delle Sei Nazioni. Lo organizziamo noi e chiamiamo a parteciparvi Andorra, Cipro, Città del Vaticano, Madagascar e Cambogia. Gli spacchiamo le ossa a tutti e alziamo la coppa.
Dice: si, ma dove lo trovi in Madascar o in Cambogia, qualcuno che gioca a rugby? Vero. Ma noi mica gli diciamo che deve giocare a rugby, gli si dice che deve venire in Italia per una roba tipo lo scambio culturale, i popoli, le tradizioni e tutte quelle menate lì, dopodichè lo si porta in campo e lo si riempie di schiaffi. E se accenna una minima reazione o protesta, gliene diamo ancora di più, che siamo a casa nostra, il torneo lo abbiamo organizzato noi e si fa come ci pare. 
D'altra parte è una vita che ci riempiono di schiaffi a noi, se qualche volta tocca a qualcun altro, che sarà mai?

lunedì 7 aprile 2014

Buonasera.

Sono vivo.
Che di questi tempi non è mica poi così scontato. Fossi stato Mickey Rooney, sarei morto, per dire.
Poi si, sarei stato anche molto più vecchio e la mia vita l'avrei vissuta, sarei stato anche molto più ricco, ma ora sarei morto comunque.
E insomma. Sono vivo e sto anche discretamente bene, diciamo. Oddio, "stare bene" è sempre tremendamente relativo, ma diciamo che, al momento, non ho malattie particolarmente gravi, ho dieci decimi per occhio (ho rinnovato la patente il mese scorso), anche se per leggere devo mettere gli occhiali, che da vicino, come tutti quelli che hanno superato i vent'anni da qualche mese, mica ci vedo granchè.
Mi sono arrivate un po' di mail di persone che non conosco personalmente, ma che ringrazio, che mi chiedevano perchè non scrivo più.
Bella domanda.
Bella domanda alla quale, sinceramente, non so rispondere.
Diciamo che nei mesi scorsi sono successe alcune cose (cioè, è successa UNA cosa, non alcune, una sola, solo che dire "alcune" pare che uno c'ha una di quelle vite avventurose che tutti pensano: ammazza che vita avventurosa che c'ha sto tizio, come vorrei averla anch'io una vita avventurosa come la sua) che mi hanno un po' allontanato da questo luogo-non luogo. Diciamo che scrivere minchiate mentre la tua vita stava venendo sconvolta senza che tu potessi fare ben poco per raddrizzare la baracca, non mi andava granchè.
Poi però, a volte le cose tornano al loro posto senza che tu, di fatto, non abbia fatto una beata fava e allora ti fai due domande, ma le risposte non le sai. Sai solo che hai avuto un gran culo, ringrazi e riprendi il cammino.
Lo so lo so, non si capisce un cazzo, ma magari un giorno, forse, sarò più preciso e dettagliato.
Ma veniamo al punto cruciale del perchè ho deciso di scrivere questo post.
Ho deciso perchè una delle mail me l'ha scritta Dantès. Dantès è una persona che spesso scrive di cinema e che ha un blog a questo indirizzo http://castellodiif.blogspot.it/
Lui scrive bene di cinema, scrive robe che quando le leggi ti pare che il film che descrive sia bellissimo e ti viene voglia di vederlo, anche se sei uno come me, che insomma, non sono proprio un esperto.
Però ho visto "La grande bellezza", che tutti ne parlavano di questo film, allora l'ho voluto vedere.
Io lo so che Dantès ora mi dirà che non capisco una sega ed ha pure ragione, ma a me sto film ha fatto proprio cagare. Ovvio che poi, se Dantès fosse Toni Servillo in incognito, negherei di aver scritto questa frase e darei la colpa al fatto che spesso sono posseduto dal demonio.
Insomma dai, la faccio breve che sennò qui si passa da non scrivere più allo scrivere troppo.
Dantès mi ha nominato. Si, proprio come quelli del Grande Fratello. Mi ha nominato e dice che devo fare alcune cose, che sono esattamente queste:
1- rispondere alle domande che mi ha fatto.
2- nominare altri tre blogger(s).
3- fare a sti tre blogger(s) dieci domande.
4- andare nei blog(s) dei nominati e dirgli una roba tipo: oh, ti ho nominato, per cui vedi di non fracassare le palle e rispondi.
Ed allora vado tosto a rispondere alle dieci domande che Dantès mi ha fatto.

Come stai?---------->Bene, grazie.
Come vorresti stare?-------------->Se possibile, meglio, ma non vorrei essere troppo pretenzioso. Solo se possibile.
Quanto tempo navighi su internet, più o meno?--------------->un'oretta al giorno. Certi giorni anche due e certi anche niente. Però ho comprato uno smartfon (smartphone per i madrelingua inglesi).
Qual è l'ultimo film visto al cinema? Ti è piaciuto?------------>Non ricordo il titolo. Quello con Rassel Crò (Russel Crowe, sempre per gli inglesi) che lui eredita un castello in Francia e allora va in Francia a vedere un po' com'è sta storia che ha ereditato un castello e poi non lo ricordo più. No, non mi è piaciuto.
Dove l'ultima vacanza?---------->In Calabria. Gran mare, gran cibo, gran sole, gran bello.
La tua prima pulsione sessuale di cui hai memoria----------Una signorina su Postalmarket che pubblicizzava un paio di slip.
Che lavoro sognavi di fare da bambino?------------>Fino ai cinque anni il cow-boy, dai sei, il calciatore.
Una canzone che ti descrive.------------>La valigia dell'attore, di De Gregori. Non mi descrive per niente, in verità, ma vorrei averla scritta io.
E se domani?------------->E perchè non oggi?
A quale di queste domande non avresti voluto rispondere?------------> Ho risposto volentieri a tutte.

Bene. Ora devo scegliere tre blogger(s) e fargli dieci domande inventate da me, che sono notoriamente un grande intervistatore. Non a caso mi chiamano il David Letterman del Mugello.
Mi piacerebbe che rispondessero alle domande, la Miss, Amoreimmaginato e Dantès, che non so se può o vuole farlo, ma lo deve fare per forza, che io sono uno che se non gli si da retta, poi si incazza e niente. Poi mi passa.

1- Che numero di scarpe porti?
2- Hai mai fatto il quadro svedese, quando eri alle medie?
3- Se domani dovesse morire un cantante, chi vorresti che fosse?
4- Il fatto che Renzi al liceo venisse chiamato "il Bomba", cosa ti fa pensare?
5- Di quale colore non metteresti mai le mutande e perchè?
6- Credi più agli ufo, al mostro di Loch Ness o che Amanda Knox sia innocente?
7- Hai mai completato il cubo di Rubik senza barare?
8- Ti stai vergognando di rispondere a queste domande?
9- Cosa pensi che dirai, un attimo prima di morire?
10- Chi-cosa ti manca di più?








giovedì 30 maggio 2013

L'uomo che dava risposte perfette.


Alessandro non era credente. Non era credente però andava tutte le domeniche alla messa. Non ne saltava una. Arrivai persino a pensare che lo facesse perchè magari alla messa ci andava qualche tizia di cui si era invaghito, anche se pensavo che la chiesa non fosse propriamente il luogo più adatto per rimorchiare. Però passavano i mesi e di donne accanto ad Alessandro neanche l'ombra. Allora glielo chiesi: senti un po' Ale, spiegami una cosa: ma come mai, tu che non sei credente, vai tutte le domeniche alla messa? Lui disse: perchè mi piace l'odore.
Non ho avuto bisogno di chiedere altro. Era semplicemente una risposta perfetta. E quando ti viene data una risposta perfetta, chiedere ancora, voler sapere, indagare, non fa altro che rischiare di rovinare la perfezione. Quando ti viene data una risposta perfetta devi solo essere soddisfatto e devi capire di essere stato fortunato perchè quella risposta sia stata data a te. Devi prendere atto di essere quasi un prescelto. 
Certe risposte sono come la mortadella appena tagliata, fra due fette di pane appena sfornato. Sono la risposta definitiva al "chi siamo e dove andiamo".
Sono l'anello di congiunzione fra l'uomo e qualcosa di divino che forse non esiste, ma che se esistesse risponderebbe esattamente così.
Sono passati più di venti anni, da quando gli feci quella domanda. Alessandro ora continua a non essere credente, ma alla messa non ci va più perchè dice che, alla lunga, anche certi odori stancano.
Ora crea bonsai. Va nei boschi, prende piccoli rami e li pianta in dei vasetti rigorosamente rossi. Dice che il vaso rosso ha il suo perchè.
Magari fra una decina d'anni, mentre mangeremo insieme un panino col lampredotto, gli chiederò perchè il vaso deve essere per forza rosso e forse riceverò un'altra risposta perfetta.
Non prima di dieci anni, però, perchè credo che trent'anni sia il lasso di tempo giusto, fra una risposta perfetta e l'altra. 

martedì 30 aprile 2013

Nubi di ieri sul nostro domani odierno. (cit.)


Che la situazione attuale in Italia non sia delle migliori, mi pare evidente. E mi pare altrettanto evidente che la frase "fra due anni l'Italia sarà fuori da tutto questo" pronunciata da Monti qualche tempo fa, sia sul podio delle cazzate più grosse di tutti i tempi. E pensare che avevo sempre creduto che quella del "milione di posti di lavoro" fosse inavvicinabile. Proprio vero che tutti i record sono fatti per essere battuti.
Ma nonostante ciò, nonostante ci siano persone che si uccidono perchè hanno perso il lavoro, persone che rubano perchè hanno perso il lavoro, persone che a stento arrivano alla fine del mese, aziende che chiudono con la stessa facilità con cui Belen apre le gambe, c'è un personaggio, in Italia, che mi ha fatto molto riflettere. Oddio, per la verità mi aveva fatto riflettere anche prima, ma ora di più. No, non è il "compagno" Bersani, lui non mi ha fatto riflettere, lui mi ha fatto pena mischiata a schifo, che è diverso.
No, il tale su cui ho riflettuto è un tale che perde le elezioni e, da perdente, riesce a distruggere la persona che l'ha sconfitto e il partito che ha preso più voti. Sempre da perdente, sceglie il Presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, mettendo al governo il nipote del suo braccio destro.
Prima di tutto questo, aveva vinto le elezioni e arraffato tutto il possibile. Ha rubato, ha corrotto, ha creato leggi ad hoc, ha intrallazzato, ha ingannato, ha truffato ed ha mandato il Paese in malora. 
E' amico di mafiosi e dittatori, copula come un coniglio, divorzia, si fidanza, sconfigge il cancro ed obbliga i capelli a ricrescergli sulla testa. 
Io ci ho riflettuto su questo tizio e sono arrivato alla conclusione che non è umano.
O lui non è umano, o questo è un Paese di emeriti coglioni.
Altre spiegazioni non ne vedo. 

lunedì 15 aprile 2013

Incontri. (ravvicinati del terzo tipo)


Mi è capitato di aver a che fare con persone che conoscevo solo di vista, o che al massimo mi ero scambiato un "ciao" nel corso degli anni. D'altra parte su quattrocento persone, qualcuna che non la conosci proprio a fondo ci può anche essere. Che poi, di vista conosci tutti, ma magari non sai il nome, non sai cosa facciano di preciso all'interno dell'azienda. 
E insomma mi è capitato di conoscere più a fondo sto tizio. Alberto, si chiama. 
Io quando sentivo i discorsi di quelli che lo conoscevano, sentivo sempre dire che "Alberto è strano". Non mi sono mai interessato più di tanto del perchè o cosa facesse per "essere strano", anche perchè farmi i cazzi miei è, in genere, una delle cose che preferisco e se vedo qualcuno con un imbuto in testa difficilmente gli vado a chiedere il perchè se lo sia messo. 
Specifico subito, ad onor del vero, che Alberto non ha nessun imbuto in testa. 
Però, in effetti, un po' strano lo è.
La prima cosa che mi ha chiesto non appena ci siamo conosciuti è stata: cosa ne pensi degli ufo?
Cioè, ha detto proprio così. Testuale:
-Ciao. Io sono Gianni.
-Ciao. Alberto. Cosa ne pensi degli ufo?
Capirai che la domanda mi ha leggermente colto di sorpresa. Non ero pronto, insomma, a rispondere ad una cosa del genere. Io mi aspettavo una roba tipo "prendiamo qualcosa?" o "la primavera non ne vuol sapere di arrivare". Per cui ho tergiversato un attimo, dopodichè sono riuscito solo a dire: eh...gli ufo hanno le astronavi.
Mi ha dato l'impressione che Alberto non fosse molto contento della mia risposta. Non so cosa si aspettasse, ma la mia risposta non lo deve aver soddisfatto. Dopo una mezz'oretta mi si è nuovamente avvicinato, con fare sospetto, mi si è seduto accanto ed è inziato, più o meno, questo dialogo surreale.
-Senti un po', ma tu conosci qualcuno che è stato rapito dagli ufo?
-Uhm. Direi di no. Almeno non che io sappia, ecco.
-Eppure gli ufo la rapiscono la gente, sai?
-Immagino. Infatti ogni tanto si sente dire.
-Esatto. Sono fra noi. Possono essere ovunque. 
-Mi inquieti.
-Pensa che io, se la notte mi viene sete, non vado mai in cucina a bere.
-Ah. E come mai?
-Perchè la cucina è la stanza della casa in cui sono avvenuti più rapimenti.
-Ah. E ci sono proprio delle statistiche?
-Le ho fatte io. Ho letto di tutti i rapimenti e mi sono accorto che la maggior parte avvengono nelle cucine.
-Capisco. Per cui sarebbe sufficiente portarsi la bottiglia d'acqua in camera, per stare relativamente tranquilli.
-Cazzo, hai ragione. Non ci avevo pensato.
Allora ho mandato un messaggio a Vito, che sarebbe un tale che lavora con lui, ma che conosco bene perchè quando è stato assunto ha fatto un paio di mesi con me. 
"Senti un po', ma che si deve fare con sto tizio?"
Risposta di Vito: "Sto tizio, chi?"
"Alberto".
"Ah, sei con lui? Eheheheh. E' ossessionato dagli ufo. Assecondalo."
"Lo sto assecondando, ma sembriamo due pazzi."
"Probabilmente, se deve andare in bagno, ti chiederà di accompagnarlo. Ha paura se deve fare dei percorsi un po' bui."
"Ho capito, ma posso accompagnare in bagno un tale di quarantadue anni, alto un metro e novanta?"
"Se qualcuno non lo accompagna si piscia addosso."
Allora sono andato ad accendere le luci, che di accompagnare al cesso Alberto, proprio non ne avevo voglia.
Quando sono tornato, Francesco mi ha chiesto: perchè hai acceso tutto?
A me non andava di spiegargli che Alberto temeva di essere rapito dagli ufo, allora ho detto: ma che ne so, dobbiamo starci per così tanto tempo al buio, almeno fin che siamo vivi stiamo alla luce.
Francesco mi ha guardato strano. Non so se l'ho convinto.

sabato 30 marzo 2013

Celo celo manca.


Eccomi, eccomi.
No, è che in questo periodo le cose non vanno come vorrei che andassero e allora, siccome io sono uno che quando le cose non gli vanno come vorrebbe gli viene l'apatia, non mi sono più fatto vivo su questi lidi.
Ma sto bene, diciamo. Almeno fisicamente, che, ridiciamolo, è la cosa più importante.
E insomma, ne son successe di cose in questi ultimi tempi. 
Grillo ha vinto le elezioni, il governo però pare che non lo voglia fare nessuno. Il Berlusca e Bersani son sempre lì che si leccano le ferite, ma, come regola vuole, strepitano che sono più forti di prima e blablabla. 
ll Papa si è dimesso. Azz. Io mica lo sapevo che il Papa si poteva dimettere. 
Io credevo che uno era Papa e restava Papa finchè non moriva. Invece no, invece ci si può anche dimettere. E poi c'è il Papa nuovo, che piace a tutti e che ha la faccia di un prete qualsiasi, che pare sia capitato lì per caso. Ci hanno fatto pure l'album delle figurine, del nuovo Papa. Io mica l'avevo mai visto un album delle figurine del Papa. Bello. Mi immagino i discorsi dei bambini: senti, ti do un camerlengo e un vescovo, me lo dai un cardinale?
Ai miei tempi si scambiava Boninsegna con Gigi Riva. 
E insomma, Grillo. Io non l'ho votato, Grillo. Per la prima volta da quando mi hanno dato la possibilitò di votare, non ho votato nessuno, ho annullato la scheda. Lo so, è una cosa che non andrebbe fatta, che sa tanto di qualunquismo, ma davvero, in questo momento non mi sento rappresentato da nessuno di quelli che son lì a rubarci i soldi e a mangiare il pane a tradimento. Qualcuno, non ricordo chi, ha detto che Grillo gli sembra uno di quei santoni filippini ai quali ti rivolgi quando hai perso tutte le speranze. Io non lo so se Grillo è un santone filippino, io so che salire su una sedia e gridre che tutto è uno schifo è abbastanza semplice, più difficile è fare qualcosa per far si che tutto questo schifo finisca. Mi intimoriscono anche certi discorsi che ho sentito, tipo: ma si dai, voto Grillo, tanto peggio di così non può andare. Vero. Ma sentivo lo stesso discorso anche vent'anni fa, quando si candidò Berlusconi. 
Mah. Vediamo che succede, dai.
E poi niente, e poi le solite cose. L'arrivo dell'ora legale, della Pasqua (a proposito, auguri), la pioggia che cade ininterrottamente da giorni, il mercato del sabato, qualcuno che se ne è andato per non tornare più, altri che sono tornati senza averne la voglia e il mondo che continua a girare, con noi aggrappati come su una giostra impazzita, sperando di non mollare la presa.
Però è bello esserci. 

mercoledì 9 gennaio 2013

Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia.


E' che in questo periodo ho due cosette da fare, qualche quisquiglia da risolvere.
Niente di che, niente che mi possa portare, almeno spero, ad una morte prematura, anche se, col senno di poi, non so quanto si possa parlare di "morte prematura" alla mia età. In ogni caso la faccenda è seria. Non "grave", ma seria. Ma forse anche "grave", ora che ci penso.
Devo dire che ho riscoperto il mondo. O meglio: ho riscoperto l'umanità, che è cosa ben diversa. E i giovani. I giovani quelli veri, non quelli che si sentono giovani, ma che non lo sono, o quelli che sono giovani, ma che poi sono vecchi dentro. Ho riscoperto i giovani, si, quelli che sembrano "strani" solo perchè hanno il cavallo dei pantaloni che quasi tocca terra, le scarpe slacciate ed una bomboletta di vernice in mano, che gli serve a fare tutti quei disegni strani che sono tutti uguali, da Londra a Parigi, passando per Berlino e sfiorando Stoccolma. 
I "writer", si fanno chiamare. Lo sai la cosa buffa qual è? Oddio, non so se sia buffa, ma è quanto meno insolita. Insomma, sta cosa buffa-insolita è che mentre questi writer erano impegnati a disegnare su un muro, io ero lì che gli facevo il palo e gli avrei dovuti avvisare nel caso fosse arrivato qualcuno. E mentre ero lì che "paleggiavo" mi dicevo che non dovrebbe essere così che funziona. Dovrebbe essere che, invece, li devo sgridare, gli devo far capire che non si imbrattano i muri, che alle cose bisogna portare rispetto. Non credo che sarei stato un buon genitore.
Ho parlato anche con la Digos. Dico davvero. Erano in quattro, tutti giovani, in borghese e gentili. Gli ho semplicemente detto che la faccenda è grave e loro pare abbiano capito. Ogni tanto si fanno vivi, suonano il clacson e fanno un cenno di saluto con la mano. Io rispondo al saluto e penso che è strano essere salutati dalla Digos.
Poi ho conosciuto un tale, uno giovane, col naso pronunciato ed i capelli corti, leggermente brizzolati, "sale e pepe", direbbe chi si intende di fashion.
Ci ho parlato una mezz'oretta e sembrava una persona per bene, faceva discorsi intelligenti e rimarcava che questo paese è uno schifo. Quando è andato via ho chiesto a Giova chi fosse e Giova mi ha detto che è uno di Rifondazione comunista. Credevo non esistessero più già da un po'.
Poi sono tornato a casa, ho acceso la tele ed ho visto che era lì, il tale di Rifondazione comunista, era lì dentro la tele che lo intervistavano e diceva le stesse cose che aveva detto a me. Mi sono sentito un privilegiato, uno che le cose le sa prima che le dica la televisione.
Poi sono stato una notte sveglio, non è una novità, lo so, ma questa notte è stata diversa. Abbiamo parlato, a volte anche riso, abbiamo mangiato e giocato a pallone, in un silenzio surreale, con le porte fatte da due ceste della frutta e due bidoni dell'immondizia. Ho sbagliato il rigore decisivo, ma, secondo me, loro avevano la porta più piccola.
L'ho solo pensato senza farglielo notare.
Non volevo sembrare uno che non sa perdere.

giovedì 20 dicembre 2012

2012, quasi 2013. Forse.


Vabbè, se avessero ragione i Maya, come non detto.
Ma se niente niente avessero detto una cazzata: 

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No, niente.
Sono solo passato per aggiungere questo.

                                                               

domenica 9 dicembre 2012

Forse divento ricco.


Già. 
Credo di aver individuato, seppur in imbarazzante ritardo, il metodo per diventare miliardario. Ti spieCo, anche se non sono DieCo.
Basta andare alla Snai e giocare esattamente l'opposto di quello che dice Dario. Ma attenzione, ripeto: esattamente.
Dario ha lo strabiliante potere di non azzeccare un risultato sportivo che sia uno. Dario oltre a credere di essere il più grande intenditore di calcio del pianeta è anche il terrore di tutti i tifosi della Fiorentina, che tutte le volte che arriva sperano (vanamente) che non apra bocca, o quantomeno non parli di calcio. Queste alcune sue perle, nel corso degli anni:
-mondiali di calcio 2010, partita Germania-Inghilterra: ragazzi, vi avanzano mille euro? Andateli a scommettere sull'Inghilterra. Gliene fanno una carrettata, ai crucchi. 4-1 per la Germania ed Inghilterra a casa.
-Stessi mondiali: no davvero, non crederete mica che l'Italia perda dalla Slovacchia, vero? Finora abbiamo scherzato, ora si comincia a fare sul serio. Peccato che hanno cominciato a fare sul serio anche gli Slovacchi, che con due pappine ci hanno fatto "ciaociao" con la manina.
-Campionato scorso, Fiorentina in una crisi micidiale, perdeva anche con la squadra del prete: ragazzi, io, lo sapete, sono sempre ottimista, ma quest'anno si retrocede. Urla di giubilo degli astanti, abbracci e sospiri di sollievo e vittoria a Roma con la Roma e a Milano contro il Milan, che era in piena lotta per lo scudetto. E salvezza raggiunta.
-Qualche settimana fa: ragazzi, il Milan è troppo basso in classifica. Lo fanno vincere. Bene o male lo fanno vincere, lo riportano su. Ce ne fanno tre. Sale in maccina e va via. Francesco si volta e mi dice: "possibile che si vinca a Milano?" Ed io: "Ha detto che si perde, no? E' lampante che si vinca." Infatti, 3-1.
-L'altro giorno: allora ragazzi, si va a Roma -intervento disperato di Giovanni: "no Dario, zitto, per carità, zitto."- Tutto vano. dicevo: si va a Roma e si schiacciano come vermi. Gliene facciamo quattro a sti burini. Si vince 4-2 senza se e senza ma. 4-2 per la Roma. Ora si è affinato, comincia ad azzeccare anche i punteggi esatti. Chiaramente invertiti.
E' anche pericoloso mandargli messaggi di insulti perchè lui ti risponde con cose tipo "ce l'hanno rubata, ma la prossima la vinciamo facile", che i suoi pronostici al rovescio funzionano anche per messaggio. Già sperimentato.
E insomma, devo mettere a frutto questa mia conoscenza. Aspetto solo l'occasione buona, tipo che il Barcellona giochi un amichevole con il Portogruaro. Lo chiamo e gli chiedo chi vince. Se dice il Barcellona, vendo la casa, la macchina e scommetto tutto sul Portogruaro vincente.
Due case, in tempo di crisi, fanno sempre comodo.
L'altra macchina la rivendo.

giovedì 15 novembre 2012

Quando lavoro di notte credo di diventare metafisico.


Se sapessi cosa vuol dire di preciso "metafisico", beninteso.
Il fatto è che fino verso le due è tutto regolare, nel senso che parlo con chi è con me, leggo alcuni giornali, do da mangiare ai due gattini nati da un mesetto, prendo il gingseng alla macchinetta, che uno poi, leggendo quanto ho appena scritto, potrebbe dirmi: si, ma quando lavori? e devo dire che sarebbe una buona domanda, questa, se non ci fosse il diritto alla privacy, che mi impedisce di rispondere.
Poi, verso le due, mi sdraio un po' su una panca (a pagare e a morire c'è sempre tempo, diceva mio nonno Oreste, io aggiungerei anche a lavorare) che, oh, a far tutte quelle attività che ho scritto prima uno si stanca, che ti credi, mica ho più vent'anni, io.
E insomma, mi stendo su una panca e che devo fare, mica posso dormire, cazzo, il senso del dovere me lo impedisce, dunque penso.
E credo di diventare, appunto, metafisico, come dicevo poc'anzi (appena finito di scrivere sto post, prometto che vado su wikipedia a vedere cosa vuol dire).
E stanotte, pensando pensando, sono arrivato ad una conclusione.
Stà a sentire.
Leggevo sul giornale di un tale che ha accoltellato la moglie. Era geloso, sto tizio. Era geloso e pensava (non è dato sapere se a torto o a ragione) che la moglie lo tradisse. Allora lui, per non saper nè leggere nè scrivere e visto che gli avvocati costano e che ora con sta crisi i soldi, se si hanno, è meglio conservarli, ha preso un coltello e le ha tagliato la gola. Io sarei andato dall'avvocato, ti dirò, che secondo me se proprio si deve andare in galera è meglio andarci per non aver pagato l'avvocato, piuttosto che per aver ammazzato la moglie, ma questo è soltanto il mio misero punto di vista, che non vuole certo essere di insegnamento a nessuno, per cui se lo ritieni necessario ed hai un coltello ed una moglie a portata di mano, fai un po' come credi.
E insomma, alla fine dell'articolo, c'era il parere di un tale, credo un sociologo o uno psicologo o uno psicoanalista, insomma, uno di quei tali che lavorano meno di me (se mai fosse possibile), ma che guadagnano molti più soldi e pagano molte meno tasse. E sto tale aveva messo in piedi tutta una pappardella sul subconscio di questa povera donna morta, che avrebbe deciso, a suo tempo, di innamorarsi di un delinquente, piuttosto che di una persona perbene. E andava per le lunghe sto tizio (più di me con sto post, direi), tirando in ballo diversi fattori, tipo l'attrazione che si prova verso il "maledetto" e cose del genere.
Io allora, ho finito di leggere e mi sono sdraiato a pensare. E sono arrivato alla conclusione che ste cose dell'inconscio, del subconscio (che poi magari sono pure la stessa cosa, dopo su wikipedia cerco pure questo) sono tutte cazzate.
Nella vita o hai culo o non ce l'hai. Sta povera donna non ha avuto culo. Magari anni fa era indecisa se sposare sto deficiente o un altro uomo che forse ora è una rispettabilissima persona ed ha fatto la scelta sbagliata, scelta sbagliata ora, ma che magari sul momento poteva essere anche quella giusta. Ha semplicemente avuto sfortuna. Fine.
Non lo so se basta questa riflessione per essere metafisico, ma a me piace pensare di si.

giovedì 25 ottobre 2012

Ai bambini gli mettono i nomi strani.


Che poi, voglio dire, non sarebbero nemmeno strani, se uno fosse nato ed abitasse a Kiev o a Detroit.
Però, converrai con me che chiamarsi Sasha o Jonathan ed essere nati ed abitare nel Mugello, è strano. 
Ai miei tempi, quando ero bambino io, qualche annetto fa, diciamo, il massimo dell'esterofilia rapportata ai nomi era "David". Attenzione però: David senza la "e" finale, che se lo chiamavi "Davide" allora era normale. 
Invece David era strano. Che la gente non lo sapeva pronunciare, forse gli sembrava strano dover dire "Davide" e togliere la "e" finale. Ed infatti mio babbo, che era uno un po' ruspante, uno che badava molto al sodo e le cose strane non facevano per lui, quando incontrava il bambino che abitava al piano di sopra lo salutava all'italiana: ciao DavidE, che bella bicicletta che hai. Allora la mamma del bimbo, che invece era una che proprio la "e" finale al nome Davide non la voleva sentire, si affacciava alla finestra e puntualizzava: si chiama David, non DavidE.
Al che mio babbo si scusava, entrava in casa e diceva a mia mamma: ma perchè lo hanno chiamato così, quel bambino?
Così, come? chiedeva mia mamma. 
Davide. Perchè lo hanno chiamato così, senza la "e" finale? Ma che nome è David? 
Allora mia mamma cercava di fargli capire che i tempi stavano cambiando e che i nomi seguivano di pari passo. E poi, specificava: che poi, mica è troppo strano. D'altra parte anche il David di Michelangelo si chiama David e non Davide. Ed anche David che ha sconfitto Golia, si chiamava David e non Davide.
E mio babbo chiedeva: Golia era quello con un occhio solo in mezzo alla fronte?
No, quello era Polifemo specificava mia mamma.
E lui: ah. E Polifemo chi l'ha ammazzato?
Ulisse. Che però gli disse di chiamarsi Nessuno. E comunque non l'ha ammazzato, lo ha accecato. 
E mio babbo, che con la scuola, come me del resto, non ci era mai andato troppo d'accordo disse: Lo ha accecato? Ma porca miseria, già aveva un occhio solo, c'era bisogno di accecarlo? Certo che erano strani anche a quei tempi, eh? Mah. Mangiamo và, che tanto prima o poi ci mangiano a noi.
Chiuse la discussione con una ventata di ottimismo, diciamo.
E insomma.
Oggi i bambini si chiamano Oceano, Nathan Falco, Brooklyn, Apple. Solo che questi nomi li puoi mettere se il tuo conto in banca supera i cento milioni di euro. In quel caso sei "alternativo" e "trendy". Sotto i cento milioni di euro sul conto corrente, se chiami tuo figlio Oceano, sei considerato da tutti un imbecille.
Giustamente, per altro.

giovedì 11 ottobre 2012

Di quella volta che mio nonno mi disse che sarei morto giovane.


Non credo lo sperasse, però. Era solo una sua constatazione al fatto che una sera rientrai alle tre del mattino, dopo aver detto, quando uscii, che invece sarei rientrato a mezzanotte.
Semplicemente non avevano inventato i telefonini, a quel tempo, che sennò sarebbe stato facile. Invece non li avevano inventati e trovare un gettone per telefonare, a mezzanotte, coi bar chiusi, non era impresa da poco.
Il gettone per telefonare (lo dico per chi magari ha vent'anni e non sa di cosa sto parlando) era una specie di moneta color rame, con una scanalatura in mezzo, che si inseriva nei telefoni (a gettone, appunto) nelle cabine telefoniche e si parlava. Già che ci sono dico anche due parole (sempre per chi ha vent'anni) sulle cabine telefoniche.
Le cabine telefoniche erano delle strutture che si trovavano sparse per la città, in punti strategici, tipo nei giardini pubblici, nelle piazze e nelle vie principali.
Caratteristica principale delle cabine telefoniche (a parte quella di non trovarne mai una quando ti serviva) era la porta d'entrata.
La porta d'entrata era a spinta, tipo quelle dei saloon(s) nel far west, con la differenza che per aprire quella di una cabina telefonica ti ci voleva la forza di Hulk. Fondamentale per accedervi era anche la forma fisica: se ingrassavi di due kg oltre i sessanta, dalla porta non ci passavi più. L'interno della cabina telefonica era decisamente stretto e tappezzato da simpatiche scritte a pennarello tipo Michela maiala, Marchino va coi travestiti, Luca non ha mai scopato (nemmeno il garante per la privacy avevano inventato, a quel tempo) e l'immancabile Juve merda, scritta che da queste parti resiste imperitura anche ai giorni nostri, nonostante gli epocali cambiamenti del pianeta sul quale ci troviamo.
E insomma, mio nonno, che presumibilmente si era alzato per espletare alcuni bisogni corporali, mi stava aspettando e quando rientrai mi disse: uno che rientra a quest'ora, muore presto. Io mica lo capii cosa c'entrasse il fatto di rientrare tardi, col morire presto, ma non mi soffermai a pensarci più di tanto e dissi: e' finita la miscela alla Vespa. L'ho dovuta lasciare da Luca e sono tornato a piedi, che i tram non c'erano più. 
Avrei voluto anche spiegargli che se avessero inventato i telefonini tutto questo non sarebbe accaduto, solo che ancora, appunto, non li avevano inventati e non glielo dissi.
E poi era davvero tardi.

venerdì 28 settembre 2012

C'era un tizio sul tetto di fronte.


Cioè, è strano, dai.
Apri la finestra e ti trovi un tizio sul tetto di fronte che ti dice "buonasera".
Che fai, non gliela riauguri, la buonasera? Mi sembra il minimo. 
Solo che in genere la buonasera la dai ad uno che trovi in piazza, o al supermercato, mica ad uno che sta su un tetto. 
Che poi, mica stava facendo qualcosa, sul tetto, sto tizio. Stava fermo e guardava le tegole in silenzio. 
Giustamente, per altro. Le tegole le puoi solo guardare in silenzio, mica ci puoi fare tanti discorsi, con le tegole. 
Allora, siccome pareva brutto che io ero lì affacciato alla finestra e non gli dicevo nulla, ho cercato di socializzare un po', diciamo.
E insomma. E' tutto nero, ma di piovere pare che non ne abbia proprio voglia. Diciamo che un eventuale discorso originale me lo sono tenuto per la prossima occasione.
Ma d'altra parte, che potevo dire? Mica potevo iniziare una filippica sul trattato di Maastricht, o sull'impatto dell'euro sui mercati asiatici. Argomenti che, per altro, sviscero quotidianamente con chiunque mi capiti sotto le grinfie.
E insomma, gli ho detto sta cosa qua, che era tutto nero, ma che non pioveva.
Allora lui ha detto: meno male, sennò qua sul tetto non ci potevo stare. 
Giusto. Solo che io allora gli avrei voluto dire che tanto, per stare a guardare le tegole, poteva andar bene anche un altro giorno, mica era fondamentale che dovesse starci proprio oggi. 
Però non gliel'ho detto, che magari ci rimaneva male, visto che sembrava molto fiero di stare sul tetto a guardare le tegole. 
Poi ad un tratto ha detto: vabbè dai, ora scendo, che tanto ormai.....arrivederci, buonasera di nuovo.
Allora io ho risalutato e gli volevo chiedere: la ritrovo, nei prossimi giorni, se mi affaccio?
Solo che poi non gliel'ho chiesto, che mi sembrava di essere troppo invadente.
Io nei prossimi giorni mi riaffaccio. Che sennò magari lui ritorna, spera di rivedermi ed io non mi faccio vivo.
Pare brutto, dai. 

venerdì 27 luglio 2012

Avere un solo occhio e vivere comunque felici.


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Oddio, felici felici forse no, ma se sei un gatto magari non te ne curi poi molto. In fondo ne hai un altro che funziona bene e per provare a catturare le lucertole può andare. Mettici anche che se ti hanno trovato in un cassonetto, ti hanno portato in una bella casa con tanta campagna intorno e ti hanno dato pure un compagno di giochi, avere un solo occhio è l'ultima delle cose a cui pensare, visto come poteva andare a finire la tua vita appena iniziata.
E niente, sono tornato. Sono tornato e scrivo di un minuscolo gatto giocherellone, senza accennare minimamente al posto in cui sono stato.
Ma in fondo, il posto in cui sono stato, per quel che mi riguarda non riserva sorprese. So cosa trovo e so che staccarmene è sempre faticoso.
L'accoglienza e la cordialità della sua gente, il sapore dei cibi, i colori del mare e della natura, l'odore che si respira, lo scorrere lento del tempo sotto il sole cocente, mi fa pensare con un misto di tristezza-pietà a tutti quelli che di questa disastrata nazione vorrebbero farne tanti minuscoli staterelli dove nessuno dovrebbe mettere il naso fuori dal loro rassicurante orticello. 
Vabbè dai, si ricomincia. Stanotte lavoro, che finchè me lo fanno fare va anche bene.
Salute.



martedì 10 luglio 2012

Fly.

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Fanculo a chi ha inventato l'aereo e fanculo a me che lo continuo a prendere.
Buone vacanze.

venerdì 29 giugno 2012

L'ultima volta che abbiamo perso con voi, eravamo alleati. (citazione dello striscione più bello di sempre. Germania 2006).


Secondo me, i tedeschi ci sognano la notte, a noi italiani.
Oh, tutte le volte questi prendono gli schiaffi. Tutte le volte fanno come i pifferi di montagna: partono per suonare e tornano suonati. Poi si, quando non conta, una gliela lasciamo vincere, ma quando c'è in palio qualcosa, suona a morto, per loro.
Prima di giocare li vedi belli tronfi, per le strade del paese che ospita la competizione, col boccale di birra in mano, i baffetti da sparviero, che se la cantano e dicono cose alla telecamera che li inquadra. Io non so cosa dicano, ma presumo che ci prendano per il culo. Poi dopo la partita, li inquadrano sugli spalti, con le pupille fisse sul campo vuoto, con le loro coppe di cartone che dovevano essere pronte per l'occasione e che invece sono il solo trofeo che possono portarsi a casa. 
Allora ce la menano che in fondo il calcio è solo un gioco e che quello che conta è altro. Che loro sono il traino di questa Europetta che "vuol far l'americano", ma che boccheggia sotto i colpi di una crisi che non è stata capace di prevenire ne tantomeno di scongiurare.
Capirai che vanto, essere "il traino" di un continente che sta letteralmente morendo di fame. Come disse quel tale: in un paese di ciechi, anche un orbo ha una vista d'aquila. Chi s'accontenta gode, insomma.
Ed ora, amici (?) tedeschi, tornatevene pure nella vostra opulenta nazione e guardateci giocare la finale, che magari perderemo pure, giusto per farvi godere un po', perchè i perdenti, i veri perdenti se non possono gioire per le proprie vittorie, gioiscono per le sconfitte altrui. Esultate per l'eventuale sconfitta dei mangiaspaghetti, dei mafiosi, di quelli pizza e mandolino, di quelli che tutte le volte che li incontrate ve le suonano di santa ragione.
Esultate, accanto alle vostre coppe di cartone, che torneranno buone per la prossima volta, per il prossimo torneo.
Sempre se non ci incontrate di nuovo. 
Che poi, diciamolo, chi porta i sandali coi calzini, non può vincere gli Europei.
Auf wiedersehen.

giovedì 14 giugno 2012

Il 67% silenzioso.


Le statistiche vanno interpretate. Senza contare che poi, come diceva quel tale: "la statistica è quella scienza che se io mangio un pollo e tu stai a guardare, abbiamo mangiato mezzo pollo ciascuno". Per cui sai com'è. Voglio dire: diamo il giusto peso a tutto, ecco.
Che poi io tempo fa conoscevo un tale che era laureato in statistica. E credo lo sia ancora, in effetti. Insomma, sto tale mi fece vedere i libri su cui studiava ed io mi domandai come può essere possibile che a qualcuno venga in mente di fare un libro del genere. E soprattutto come venga in mente a qualcun altro di studiarlo. E poi ci si stupisce quando qualcuno prende un fucile, esce di casa e ne fa secchi una decina. 
Il mondo è strano. La gente, è strana. E puttana, diceva un amico di mio nonno, tale Gregorio, che ora è morto. Anche perchè se fosse vivo avrebbe più anni di Matusalemme.
E insomma dicevo delle statistiche.
Ho letto che, secondo una statistica, il 33% degli incidenti automobilistici mortali avviene quando il conducente è in stato di ebbrezza.
Da ciò se ne deduce che l'altro 67% avviene quando il conducente è sobrio.
Per cui è innegabile, secondo la statistica in questione, che conviene guidare ubriachi. Ci sarebbero meno morti, insomma. 
Per cui, io che sono astemio totale e che se mi fai bere una Moretti dormo dodici ore filate come un neonato, tutte le volte che mi metto alla guida sono un pericolo pubblico.
Immagino i discorsi della gente, in caso di mia dipartita in seguito ad incidente stradale.
-Hai sentito? E' morto l'Evaso.
-Azz. Ma come è successo?
-Un incidente.
-Ma dai? Ma poveraccio.
-Eh si. Certo però, anche lui alla sua età, far queste cazzate.
-Perchè? Cosa ha fatto?
-Pare fosse completamente sobrio.
-Non ci credo. Non sembrava così irresponsabile.
-Già. Non si può mai dire di conoscerle fino in fondo le persone.
-Io non ci credo. Non ci voglio credere che fosse sobrio alla guida.
-Eppure pare sia proprio così.
-Madonna santa. Ma cosa gli sarà preso, per fare una cosa del genere? Mettersi alla guida senza neanche aver bevuto tre o quattro Glen Grant o, che so, almeno due vodke. Roba da matti.
-Ma c'è di più.
-Cosa?
-Pare, almeno così si dice, che fosse totalmente astemio. Pensa che fatta l'autopsia, non è stata trovata nel suo corpo nemmeno la più piccola goccia di alcol.
-Si vabbè, allora te le cerchi, cazzo. Che poi, guarda, lo so che di chi è morto non si dovrebbe mai parlare male, ma un imbecille del genere cosa ci stava a fare al mondo?

giovedì 31 maggio 2012

Clamoroso al Cibali.


Oh, ma lo sai quanti anni ho giocato a pallone, io? Una ventina. Mica caz...mica storie. Una ventina d'anni su infimi campi di terra che quando pioveva ci venivano le sabbie mobili e che quando erano asciutti, se cadevi, rischiavi di spiattellarti un ginocchio fino al femore. Ma hai un'idea di quanto mi sono divertito? Porca miseria, che goduria. Entrate in scivolata, col fango che ti schizzava negli occhi, occhiatacce sui calci d'angolo con gli avversari che cercavano di fregarti, minacce più o meno velate: oggi ti spacco una gamba, figlio di puttana. La gamba spaccala alla maiala di tomà. Ti aspetto, faccia di merda. Si sa, lo sport affratella.
Sei gol, ho fatto. Sei gol in venti anni. Un po' pochini, dirai. Lo so. Ma ero un difensore. Uno di quelli che "o palla o piede", uno di quelli che "spazzavano via alla viva il parroco". Sei gol. Me li ricordo tutti (e capirai che ci vuole), a tutti gli ho dato un nome, come se fossero figli.
Poi passa il tempo e ti dici che "ora basta". Hai quasi trent'anni, ormai gli stadi, quelli veri, non li infiammi più. A quello ci pensano Maradona, Messi, Cristiano Ronaldo, Del Piero. Tu ti devi accontentare di quello che hai fatto. Ma va bene così, ci mancherebbe. 
Però il calcio lo continui a seguire. Quella maglia viola te l'hanno infilata sotto la pelle fin da piccolo, il babbo, il nonno, gli amici, i parenti. Poche gioie e tanti momenti bui, ma pazienza, quando (e se) si vince, sarà ancora più bello. 
Poi nel 1980 succede qualcosa. I giornali titolano: Partite truccate! Giordano e Wilson in galera, subito dopo la partita, il Milan in serie B, la Lazio pure. Non capisci. Ma che è sta roba? Poi capisci e tutto passa. Succede qualcosa anche negli anni 90, ma fa niente, si continua. Nel 2006 solita storia, stavolta c'è implicata anche la Fiorentina. Quindici punti di penalizzazione, ma si arriva comunque terzi. In panca c'è Prandelli, mica cincirinella. 
2012 e ci risiamo. Niente di nuovo e sempre meno stupore. 
E' triste però pensare, quando finisce una partita: ma sarà tutto vero, o saranno stati d'accordo? 
Ed è ancora più triste che se Monti dice che il calcio è malato, viene insultato e sbeffeggiato da tutti.
Se Buffon dice che invece è tutto a posto e non c'è niente di cui preoccuparsi, viene esaltato.
Io credo che basterebbe questo per far diventare l'Italia un paese in cui uno ci può andare giusto una volta all'anno e starci non più di tre giorni.
E credo anche che Buffon sia uno dei più grandi portieri che l'Italia abbia mai avuto, ma al contempo, uno degli uomini più piccoli che il calcio abbia mai prodotto. 
Per fortuna che poi il destino tutto compensa e lo ha fatto sposare con la Seredova.

sabato 12 maggio 2012

Ici, imu, commercialisti comunisti ed altre storie.


L'altro giorno sono stato a farmi fare il conteggio dell'ici. Lo so, ora si chiama imu, ma io continuo a dire ici, che io sono uno che ai nomi si affeziona e quando me li cambiano, per una forma di protesta personale, continuo a dire come si diceva prima. Che già per dire "euro" ci ho messo sei mesi, che la gente mi rimproverava: ma porca miseria, ma vuoi dire "euro"? Che quando si parla con te, si devono fare i conteggi per sapere quanto costa qualcosa. Ho capito, ma se per quarant'anni ho detto "lire", mica è facile di punto in bianco dire "euro". Ma poi, che nome è "euro"? Dice: perchè siamo in Europa. Ho capito, ma c'eravamo anche prima, in Europa. Allora perchè in Asia, le monete non si chiamano "asi", in Australia "austral", in Africa "Afri" e in America "ameri"? Vabbè, non polemizziamo.
Insomma, sono stato a farmi fare il conteggio dell'ici e mentre ci stavo andando, sfanculeggiavo di brutto contro Monti, che diciamolo: Monti è un signore tanto distinto e tanto garbato, ma, pensavo, quando una persona distinta e garbata te lo mette nel didietro non è che faccia meno male. 
Allora sono arrivato in quel posto dove fanno i conteggi dell'ici e la segretaria mi ha detto: prego, si accomodi e mi ha fatto entrare nell'ufficio del commercialista. Il commercialista era un tipo molto comunista. Lo si notava dai libri che aveva nella libreria e da una  foto di Marx, accanto a quella, presumo, della moglie e della figlia, sulla scrivania. Che io ho pensato: azz, stai a vedere che aveva ragione Berlusconi.
Il commercialista-comunista mi ha stretto la mano (ed io mi sono molto sorpreso che non mi abbia salutato col pugno chiuso alzato) e mi ha detto, sorridendo, prego si accomodi, (solo "prego si accomodi", non "prego si accomodi, compagno", forse non voleva esagerare), indicandomi una bella poltrona (c'è bisogno di dirlo?) rossa.
Mi sono seduto ed il commercialista-comunista mi ha detto: gradisce un bicchiere d'acqua? In effetti, l'acqua è una bevanda molto popolare, la si trova ovunque e basta una fontanella per poterne usufruire gratis. Mai mi sarei aspettato che mi offrisse una coca-cola, bevanda imperialista e capitalista, o una birra, bevanda notoriamente di destra. 
Te la ricordi quella cosa un po' sciocchina che si faceva sul finire degli anni settanta-inizi ottanta, che Tex è di sinistra, Diabolik di destra, la Renault4 è di sinistra, la Golf di destra, le Clark sono di sinistra, le College di destra, l'eskimo è di sinistra, il loden di destra? Ecco, la birra era di destra. L'aranciata di sinistra.
Poi il commercialista-comunista ha preso il mio contratto di acquisto della casa ed ha detto: bene, vediamo le visure catastali. Che io ho pensato: ma perchè "visure" e non "misure"? Non ho capito: ma non si devono vedere i metri quadri? Allora saranno "misure", perdìo. Ma perchè si deve rendere tutto difficile? Ma poi, ma che parola è "visure"? Ma chi l'ha mai detta? Dice: forse quelli dell'ufficio del catasto. Ho capito, ma allora che quelli dell'ufficio del catasto parlino normale, no? Cosa significa "visure"? Non lo senti che poi suona pure male, che sembra un errore? 
-Salve, è qui per le visure catastali?
-Misure, si dice misure, non visure.
-No, si dice visure.
-Non insista, la prego, si dice misure. Siamo in Italia. I metri quadri sono una misura, non una visura.
-Lo so, ma le visure comprendono, oltre i metri quadri, anche altri dati, quali, ad esempio, i dati anagrafici delle persone fisiche o giuridiche, gli atti di aggiornamento catastale ecc. ecc. Si dice visure, mi creda.
-Ma vada a fare in culo.
E insomma, il compagno-commercialista era lì che osservava il mio contratto d'acquisto e che faceva i conteggi con la calcolatrice. Io ero in silenzio, con gli occhi chiusi, come quando ti stanno per fare una puntura, che tu chiudi gli occhi perchè non sai quando arriverà e chiudendo gli occhi ti sembra di sentire meno dolore.
Quando ha finito di fare i conteggi, mi ha detto: Niente. Non deve pagare niente. Zero euro. 
Io ho pensato: si, vabbè. Ora mi sveglio e ci rimango male. 
Allora lui, visto che non mi muovevo e non proferivo verbo, ha ripetuto: non deve pagare niente. 
Mentre uscivo dalla studio, felice ed ancora incredulo ho pensato tre cose:
1-vivo nella casa di Barbie.
2-il paese dove vivo e dove è situata la mia casa fa cagare.
3-La devo smettere di offendere Monti.
Almeno per quanto riguarda l'ici-imu.
Per le pensioni, invece, nessuna pietà e sfanculeggiamento selvaggio.

giovedì 26 aprile 2012

Toro Seduto.


Ci fu un periodo che quando qualcuno mi chiedeva cosa avrei fatto da grande, io rispondevo il cow-boy. E non capivo cosa avessero da ridere. Fare il cow-boy mi sembrava un ottimo mestiere: tutto il giorno a cavallo diretto non si sa dove, ogni tanto una sparatoria, ogni tanto un duello a mezzogiorno in punto. Chiaramente davo per scontato che da sparatorie e duelli ne uscivo vincitore. Però, istintivamente, mi stavano più simpatici gli indiani. Io vedevo sti tizi tutti pitturati che ululavano come lupi e mi stavano simpatici. Mi stavano simpatici nonostante nessuno mi avesse detto come erano andate realmente le cose fra loro ed i bianchi e nonostante i vari film(s) del genere, li facessero apparire come i cattivi. Io però mi dicevo che se questi prendevano un soldato americano, lo legavano ad un palo e gli portavano via lo scalpo, un motivo ci dovesse essere. Mi dicevo: ma è mai possibile che uno ti vede passare e senza nessun motivo ti porta via lo scalpo? Insomma, c'era qualcosa che non mi tornava. Allora lo domandavo a mio babbo: babbo, ma come mai gli portano via lo scalpo? E lui rispondeva: perchè sono indiani. Non mi veniva granchè in aiuto questa risposta, devo dire, ma non insistevo oltre. E' sempre stata una mia prerogativa quella di accontentarmi, in genere, della prima risposta che mi viene data.