lunedì 21 settembre 2009

Born to run.

Quando arriva un terremoto, due sono le opzioni che ti si parano davanti: morire o non morire. Mi permetto di dire che è preferibile l'opzione numero due. E per far si che l'opzione numero due si manifesti, è necessario fare solo una cosa: correre. Non importa dove, tu corri e vedrai che non sbagli. Che se dai retta ai tecnici che ti dicono di metterti sotto una porta o sotto un tavolo e restare immobile, stai fresco. I tecnici sono tecnici, appunto. E fanno discorsi tecnici. Che spesso però vanno a cozzare con quelle che sono le reali priorità. Conta più la pratica della grammatica, dicevano i vecchi ed i vecchi si sa che son saggi. Si, poi possono essere un po' trituracoglioni, i vecchi, ma sempre saggi rimangono. Perchè lo sai cosa? No, non lo sai, cosa. Allora te lo dico.

I discorsi tecnici fatti da tecnici, possono anche andar bene tecnicamente, ma quando i muri della tua casa sembra che ballino la danza del ventre, quando i vetri pare che si frantumino da un momento all'altro, quando il pavimento che fino ad un istante prima era fermo, si trasforma in un tagadà, quando i tuoi libri cadono dalle mensole, insieme alla statuina di Batistuta e a tutti i ricordi dei tuoi viaggi, quando devi solo decidere se vivere o morire, beh allora i tecnici posso dire quello che vogliono, ma tu devi correre e basta. Se decidi di vivere, beninteso. Se decidi che morire una sera di fine estate, con una pioggerellina fastidiosa, senza sapere cosa combinerà la Fiorentina in Champions League, non sia quello che hai sempre sognato, devi correre. E devi porti poche domande, in quei dieci merdosi secondi in cui sembra che la tua casa sia fatta di cartapesta. Non devi pensare che se ti dice male, i prossimi mesi o anni li passerai in una tenda azzurra, mendicando un paio di mutande alla Croce Rossa e che se invece ti dice malissimo, quei diciotto fottuti scalini, saranno l'ultima cosa che vedrai. Devi solo correre. Tempo per pensare ne avrai anche troppo, dopo. Perchè mai come in questo caso, chi si ferma è perduto. Credimi.


Non lo volevo scrivere questo post. Poi mi son detto che in fondo nella mia vita ho fatto tonnellate di cose che non avrei voluto fare.

Una in più non sarà poi la fine del mondo. E se lo sarà, pazienza, tanto una volta o l'altra si deve pur morire.

Tu comunque corri sempre. Magari ti dice bene.

11 commenti:

  1. Io m'immobilizzo solitamente.
    Ma mica perchè voglio morire.
    Resto come una babba ferma esattamente dove sono.
    E piango.
    Come se piangere potesse farmi da coperta protettiva da calcinacci o dal soffitto che potrebbe, con possibilità superiori alla media, crollarmi in testa.
    Quando abitavo in Iran il terremoto aveva aperto la mia casa in 2, come una mela.
    Quando c'è stato quello dell'Irpinia abitavo in Puglia, all'ottavo piano e le oscillazioni mi portavano fino a piano terra e ritorno (che prova a scendere i 100000 scalini che ti assicurerebbero la salvezza...forse, se hai culo, arrivi al sesto piano).
    Da allora solo primi piani e in territori non sismici.
    Che anche avessi ancora l'età per correre veloce, io resto ferma e piango!

    RispondiElimina
  2. io sto correndo......xkè se mi fermo penso continuamente a mia figlia ke stamani x la prima volta è andata da sola a scuola a 40 km da casa.....sola.....capisci sola.....avverto un senso di soffocamento straziante.....e penso alla saggezza dei vekki.....capirai quando sarai mamma,mi ripetevano continuamente.......i tecnici mi dicono:deve crescere...fare le sue esperienze...quello ke puo' accadere in citta',puo' accadere anke in un piccolo paesino....ed io lo so....hanno pure ragione....cazzo...ma allora xkè mi sento ancora soffocare.

    RispondiElimina
  3. vivo in terra sismica ..... ed il terremoto da bimba me lo ricordo ancora .....
    svegliata nel cuore della notte ..avvolta in una coperta ....
    concordo ....... correre sempre ....... e non fermarsi mai =)

    un bacione

    Dianarte

    RispondiElimina
  4. Ammetto che ho dovuto wikiare che io il tagadà manco sapevo cosa fosse. Poi ammetto che quassù in pianura di simili pensieri raramente ne vengono. Ammetto però che tanto corriamo sempre e comunque.

    RispondiElimina
  5. Oddìo, io sono troppo pigra per correre. Sono spacciata.

    RispondiElimina
  6. Anch'io quando ci fu il terremoto in Irpinia abitavo in Puglia (come adesso, ma vabbé...)
    Quella scena la ricordo ancora..a casa di mio nonno, ad un quarto piano che sembrava diventato di burro; tutto traballava come se qualcuno avesse infilato nel mondo una di quelle fruste che servono a preparare l'impasto delle torte...Uh se ho corso scendendo le scale...Però io ricordo ancora che si diceva che un posto sicuro fosse la macchina...o quella vale solo per non rimanere fulminati?...E perché non lo volevi scrivere questo post? E' dolce e amaro, uno di quei tuoi post che fa venire voglia di "portarti" a mangiare un lampredotto...Chissà com'è il lampredotto dentro la focaccia...Una schifezza, dici? :-)

    RispondiElimina
  7. @Amore_immaginato: azz, sarai mica la tizia che abita sopra me? Anche lei era paralizzata sulle scale. Che io l'ho presa e l'ho trascinata tipo sacco di patate fino al portone. Diciamo che salvare vite umane è il mio hobby, ecco. Comunque, pessima idea quella di immobilizzarsi. Piangere va anche bene, piangi pure tranquillamente, ma piangi correndo, dammi retta.

    @Dopodimeilnulla: c'è sempre un momento in cui i figli vanno da soli da qualche parte: scuola, militare (un tempo) ed è normale che i genitori si preoccupino. I tecnici che cazzo vuoi ne sappiano, quelli hanno due fogli in mano e credono di salvare il mondo, figurati. Tu respira tranquilla e vedrai che tutto andrà bene.

    @Dianarte: esatto. Se uno ce la fa, deve correre e basta. Il resto son chiacchiere da tecnici, appunto. Che io lo vorrei vedere un tecnico alle prese con una quattropuntodue, quando trema tutto e c'è quel rumore sordo in sottofondo. Altro che sotto un tavolo...è già tanto se il tavolo (di quelli del piano di sopra) non ti arriva in testa.

    @CharlieB.: appunto. Visto che comunque si corre sempre, non vedo perchè fermarsi quando arriva un terremoto.

    @Arance: ti faccio una confessione: quando senti un boato mostruoso e dopo una frazione di secondo vedi tremare i muri della tua casa, la pigrizia ti passa all'istante, fidati. Diventi tipo Usain Bolt. Forse solo meno ricca/o.

    RispondiElimina
  8. @Ms.spoah: e tu da dove sei spuntata? Non c'era il tuo commento, quando ho iniziato a rispondere. Comunque.
    Non lo volevo scrivere il post perchè i brutti ricordi e le sensazioni orrende, non mi piace esternarle troppo. Io sono uno che tiene dentro parecchia roba e questa era proprio roba da tenere dentro. Solo che poi, che vuoi, fare cose che non mi va di fare sembra essere diventata una costante della mia vita. Sicchè.... :-)
    Il lampredotto è buono ovunque :-)

    RispondiElimina
  9. Ho avuto la fortuna di non provare mai cos'è un terremoto (e anche l'altra sera non l'ho sentito), ma certo che deve mettere le ali ai piedi! Ciao evaso, sono spuntata anch'io!

    RispondiElimina
  10. @Pearl: azz. Vi materializzate, proprio.
    Non lo avevo mai sentito nemmeno io, non così forte, almeno. Ti assicuro che poche cose sono più brutte di quello. E' la sensazione che si prova, che è inspiegabile. Sei lì inerte ed attendi quello che verrà, senza poter far niente, se non correre via più veloce che puoi. Tutt'ora, quando per qualche motivo, mi vibrano i vetri, l'istinto mi fa andare verso la porta..

    RispondiElimina
  11. Infatti, in caso di terremoto, non importa che tu sia gazzella o leone... Io sto...diciamo oltre il confine...intorno a 30 km da dove sei tu...credo. L'importante, come sempre, è che lo dici prima. Klaire

    RispondiElimina