lunedì 29 marzo 2010

Per vedere da lontano gli ombrelloni oni-oni.

C'era un'altra cosa, quando ero piccolo, che non mi spiegavo.

Hai presente quando si era al mare? Ecco. Quando si era al mare tu dicevi: mamma, posso fare il bagno? Che, diciamolo: mi pare una richiesta legittima. Sei al mare, che vuoi fare? Voglio dire: non è che puoi stare tutto il giorno sulla spiaggia a giocare con le biglie di plastica con dentro la faccia di Bitossi, Zandegù, Motta e Gimondi. E dai su, ma che palle, sennò.

Per cui, chiedevi: mamma, posso fare il bagno? Tu sta cosa la potevi chiedere a qualunque ora, ma la risposta era sempre: non ancora: è troppo presto. Hai mangiato. Vabbè, non è che ho fatto un pranzo di nozze. Ho mangiato una merendina quindici ore fa, credo di averla digerita. Ti ho detto che ancora è presto, non farmi arrabbiare che sennò ti porto via. Vabbè. Sempre con sti cazzo di ricatti. Poi finalmente, quando la temperatura raggiungeva i seicento gradi, verso l'una, ti veniva dato il tanto atteso permesso: ora lo puoi fare, ma fra un quarto d'ora devi uscire dall'acqua. Chiaro? Mi raccomando eh, sennò domani non te lo faccio fare.

Ecco. Io ho passato la mia infanzia a fare bagni di quindici minuti. Non uno di più. Tant'è vero che mi domandavo sempre cosa sarebbe successo di così tremendo se fossi rimasto in acqua cinque minuti in più. Dice: ti fa male.

Ho capito, ma in che senso? Dice: ti fa male e basta. Ok. Mi fa male.

Per cui, la prima volta che sono andato al mare da solo, mi son detto: oggi voglio rischiare la morte, oggi mi sento di trasgredire di brutto. Voglio azzardare l'impossibile. Meglio un giorno da leone che cento da pecora. Voglio che la gente si ricordi di me. E mi sono buttato in acqua, convinto di restarci almeno venti minuti. Ebbene si, volevo essere il primo uomo al mondo ad infrangere il limite dei quindici minuti. Volevo vedere cosa sarebbe successo. A cosa andavo incontro. Per cui, orologio al polso, entrai in acqua. All'avvicinarsi dei quindici minuti, ero pervaso da strane sensazioni, mi dicevo: ci siamo. Sii forte. Qualunque cosa succeda, non mollare. Ce la puoi fare. Passarono i quindici. Mi dissi: stai andando oltre il limite conosciuto. Forza. Passarono venti minuti, poi mezz'ora e non successe niente. Niente malori, niente maremoti, niente sconvolgimenti climatici. Niente di niente. Tutto come prima. Ero stato mezz'ora in acqua e tutto era rimasto come quando ero entrato. Allora mentre ero disteso ad asciugarmi, pensavo. E dopo tanto pensare, arrivai alla soluzione del mistero. Capii perchè mia mamma voleva che io uscissi tassativamente dall'acqua dopo quindici minuti.

Perchè lei, dopo un quarto d'ora che era sul bagnasciuga a guardare cosa combinavo, si rompeva i coglioni.

Allora la sera, chiamai a casa:

mamma, oggi ho fatto un bagno di mezz'ora. Lei disse: e allora? Che c'è di strano?

Questo confermò inequivocabilmente che la mia teoria era esatta.

8 commenti:

  1. Abitando in un paese sul mare,praticamente non si andava quasi mai.(Lu scarpà va co le scarpe rotte)(licenza dialettale).Ma quando capitava, l'unico limite erano le labbra viola e la pelle d'oca.
    P.S. Spero che il tuo orologio fosse a prova d'acqua. Marina

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  2. Mamma Marmotta invece si fidava, anche perché lei tanto non sapeva nuotare :P Pure se mi vedeva annegare che faceva? Sono sempre rimasta bianca come una mozzarellina, ma almeno nuoto come un ornitorinco ;)

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  3. Mia madre spaccava i maroni col fatto che dopo mangiato non si potesse fare il bagno.
    Quindi c'era la necessità oggettiva di far passare 3 ore ed inventarsi qualcosa da fare e quel tempo sembrava non passasse mai.
    Queste cose ti segnano e tu ti comporti allo stesso modo con i tuoi figli.
    Così il giorno in cui l'ho sentita dire "ma falla entrare in acqua la bambina, appena dopo aver pranzato non succede nulla, altrimenti che fa per 3 ore?"
    ecco...l'avrei anneggata nella sabbia!

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  4. E' che tu non puoi capire... non sei mica una mamma tu!!!!! Ah... che ansia!!!

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  5. ahahahahahahahahahahahhhhhh.........punto!

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  6. Mia madre era più permissiva, uscivo quando avevo le dita palmate. Dopo pranzo però non si poteva entrare in acqua, ché lì accanto c'era una signora con la falce in mano... no.snob

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  7. Io avevo la regola ferrea materna che dopo aver mangiato (anche uno schifosissimo ghiacciolo all'anice) non potevo toccar acqua marina per ben tre dico tre ore. Ora che ci penso, ecco perchè ero un'acciuga da piccina!

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  8. @Marina: mai avuto un orologio che non fosse subacqueo. Ne ho solo uno, che era di mio babbo. Un bell'orologio d'oro con cinturino in pelle, anni '50. Ci ho fatto una doccia ed è definitivamente spirato. La forza dell'abitudine.

    @Fayaway: ma nemmeno mia mamma sapeva nuotare, però, povera donna, sapeva bene come rompere le palle, in certi casi.

    @Amore_immaginato: sta cosa delle tre ore era un classico. E se per caso mangiavi qualcosa di particolare, diventavano quattro. Spesso fingevo di non avere fame, per poter fare il bagno presto.

    @LuceNera: in effetti no, ma potrei sempre passare da Casablanca :-)

    @Dopodimeilnulla: :-)

    @No.snob: azz, doveva essere la stessa signora che veniva da me. Solo che da me veniva a tutte le ore :-)

    @CharlieB.: sta cosa delle tre ore ci ha massacrato tutti, a quanto pare. Però permettimi un appunto: il ghiacciolo all'anice è una delle cose più buone che esistano.

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