mercoledì 30 giugno 2010

Luci a San Siro.

Allora, mettiamola così: io come vedo un pallone, lo devo prendere, toccare, annusare, calciare e poi toccarlo di nuovo, farlo rimbalzare, giochicchiarci, metterlo a terra e poggiarci un piede sopra, poi alzarlo col piede e palleggiare fino a che non cade. Ma che ne so. E' più forte di me. E' sempre stato così, da sempre. Quando ero bambino ricordo che i miei amichetti volevano la bici da cross con le marce sul manubrio, o la raccolta completa dei soldatini Atlantic, o l'automobile radiocomandata. Io no. Io volevo un pallone.

-Allora Giannino, visto che sei stato bravo, che cosa vuoi per regalo?

-Un pallone.

-Un pallone? Un altro? Ma non c'è un'altra cosa che ti piacerebbe?

-No. Mi piace il pallone.

Ero un bambino economico, diciamo.

Ho avuto centinaia di palloni. Ho avuto il Super Tele che rinvolava e ingannava i portieri. Il Super Tele era considerato un pallone "da femmine". Leggero e di plastica economica, era l'ideale per giocare a pallavolo (gioco da femmine, secondo la logica di quel tempo), ma orribile per farci una partita a calcio come si deve. Poi ho avuto lo Yashin, un pallone che prendeva il nome da un mitico portiere russo degli anni sessanta. Lo Yashin era un pallone di gomma dura, che quando si sgonfiava un po' diventava un'arma impropria. Da sgonfio era durissimo, se lo prendevi nelle gambe, ti restava il segno per giorni. Era un vero pallone "da maschi". Impensabile giocarci a pallavolo, con lo Yashin. E comunque se ti vedevano giocare a pallavolo, venivi preso per il culo vita natural durante e per bene che ti potesse andare, ti beccavi di "femmina", che a otto-nove anni era una delle peggiori offese che ti potesse venir detta.

Poi ho avuto il San Siro. Il San Siro è stato assolutamente il miglior pallone di tutti i tempi. Gomma perfetta, indeformabile, rimbalzo sempre preciso, circonferenza regolamentare, peso 420 grammi. Uno spettacolo di pallone, credimi. Giocare a calcio col San Siro ti riappacificava col mondo. Col San Siro non c'erano scuse: se sbagliavi, sbagliavi tu. Non potevi inventarti niente, non potevi dare la colpa al vento o a chissà cosa. Il San Siro era per palati fini, per gente che non temeva di ammettere di aver sbagliato.

Poi, qualche anno dopo, è arrivato il Tango, altro buon pallone, ma lontano dalla perfezione assoluta del San Siro. Il Tango era leggermente più grosso di come dovrebbe essere un pallone, ma aveva anch'esso un buon rimbalzo, ma a differenza del San Siro, quando si sgonfiava un po' non era più molto preciso. Il Tango era un po' un accontentarsi. Capisci cosa intendo? Il San Siro non esisteva più e dunque, prendere o lasciare. O mangi questa minestra o salti questa finestra, per capirsi.

Ricordo alcune volte, dopo aver fatto partire un tiro che era uscito di un niente, aver pensato: cazzo, se c'era il San Siro avrei fatto gol.

A testimonianza del fatto che con qualsiasi altro pallone potevi mentire anche a te stesso.

Col San Siro no. Col San Siro, se usciva di un niente dovevi prenderti la colpa per intero.

Perchè a tutti potevi mentire, anche al prete che ti confessava, ma il San Siro era sacro. Il San Siro quando lo andavi a recuperare dopo aver mancato la porta di dieci metri, ti guardava negli occhi e ti diceva: sei scarso, ciccio.

E tu potevi solo ammettere che aveva ragione lui.

11 commenti:

  1. fino a qualche anno fa, anzi, fino all'avvento di guggle, ho creduto che parlasse dell'amata "Lucia San Siro"

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  2. ti credo sulla parola...
    gli unici palloni che conosco sono i Mikasa, quelli della pallavolo, che io ci giocavo e pure bene nonostante non fossi una watussa.
    La bellezza di essere femmina...puoi giocare a pallavolo e non essere presa in giro e con qualsiasi pallone tu lo faccia!

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  3. Mai potuto importarmene meno di palloni ma devo ammettere che con questo "San Siro" una certa curiosità me l'hai fatta venire. Chissà poi perchè qui a Torino non è mai venuto in mente a nessuno di chiamare un pallone "Delle Alpi"... Meglio di no eh? Che un pallone con quel nome rischiava di sgonfiarsi subito.

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  4. Dopo il Super Tele, va da sé, mi sono persa: ne ho avuti di gialli e blu e poi il Super Santos arancione, un classico. Mi ricordo il prima e dopo: belli gonfi e tronfi prima, rimpiccioliti dal sole e sgonfi dopo. Il destino dei palloni di campagna: i bambini e i giochi dei pomeriggi d'estata alla lunga li ammosciano :-) Sarebbe bello vederti giocare a pallone mi sa.

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  5. (L'estata: l'estate che è stata :-D )

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  6. La tua conoscenza sferica è strabiliante.Una tua foto di quando giocavi a calcio?

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  7. Mai avuto un pallone da calcio, da pallavolo sì e, per una strana alchimia, finiva sempre tra i cespugli di rose... ^___^ no.snob

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  8. Ah ecco. Allora in Sud Africa avevano i SuperTele, perchè partivan certi razzi per il cielo quando facevano i tiri da fuori. Poi, non so, Michel o Franz o Dieguito, mossi a compassione, devono aver recuperato qualche San Siro, che vedo meno svolazzamenti.
    E comunque sia io quella tragedia lì l'ho vissuta con l'ulaòp.

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  9. @Simonetta: il titolo del post è volutamente deviante. Ma mi dai del lei? Azz.

    @Amore_immaginato: vero. Io ho sognato per anni, di poter giocare a pallavolo, ma era impossibile. Avrei subìto troppe ripercussioni.

    @LuceNera: ma perchè a quei tempi il Delle Alpi non c'era. E mi sa che ci sia ancora per poco. O sbaglio?

    @Miss: il Super Santos era la versione leggera dello Yashin: stesso colore arancione (anche se lo Yashin c'era anche in versione bianca) e stesse righe nere. Era un buon compromesso per calcio e pallavolo.

    @Marina: mi sa che le mie (poche tra l'altro) foto di quando giocavo, siano andate tutte perse o buttate. Se ne trovo una, mi mostrerò in tutto il mio splendore giovanile.

    @No.snob: i fiori hanno sempre attirato i palloni. E spesso i palloni, hanno fatto fini orrende, per essere stati a contatto con dei fiori. Mettiamola così: un pallone che tocca un fiore ha il 90% di possibilità di morire per mano umana.

    @CharlieB.: azz. All'ulaòp era impensabile anche solo avvicinarsi. Se ti vedevano a meno di venti metri da un ulaòp, venivi esiliato.

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  10. HAHAHA pensavo che LUI cantasse di questa fantomatica Luci-a

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  11. Ci fu anche un pallone Savoldi. Simile al San Siro ma meno perfetto. Tu non ci crederai ma in un vecchio negozio di un paesino del Ciolento (provincia di Salerno) ho trovato due San Siro ancora in vendita. Ho chiesto: "Signora, ma da quanto li avete?", mi rispose la donnina: "Eh, da tanto tempo. Quando i miei figli erano ancora bambini. Mo io sò nonna! Sono molto vecchi, se li volete vi faccio i prezzo!", "Che presso signora?", "Fate voi! 2 euro va bene? ve li do tutti e due". Ora li ho in casa e me li guardo come se fossero teleschermi sintonizzati sulla mia infanzia e forse sull'infanzia del mondo!

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