lunedì 23 maggio 2011

Una volta. O anche due.

Una volta trovare lavoro era facile. Dico davvero. Lo dico per quelli che magari ora hanno vent'anni e che gli pare che un'affermazione del genere sia frutto di una mente minata dall'arteriosclerosi.

Eppure è proprio così, fìdati o ventenne che stai facendo praticantato a zero euro mensili, lavorando dodici ore al giorno come un mulo e che quando arriva il momento di assumerti saiilmomentoèqquello cheèmalaterremopresenteinfuturo, una volta (una trentina d'anni fa, più o meno) tu finivi la scuola e dopo due giorni lavoravi. Se ne avevi voglia, beninteso. Io non ne ho mai avuto voglia, per dire, ma ho sempre lavorato. Lavoravo e giocavo a pallone, convinto che il lavorare fosse una cosa temporanea, in attesa di poter vivere infiammando gli stadi di mezzo mondo. Poi, misteriosamente, il Barcellona decise di ingaggiare Maradona invece di ingaggiare il sottoscritto ed io, pur non capendo questa assurda decisione del club catalano, continuai a lavorare e tutt'ora continuo, pur non avendone minimamente voglia.

Spesso mi chiedo come sia possibile fare per trent'anni una cosa che non ti va di fare. E soprattutto farla senza che nessuno ti punti una pistola alla tempia. Sono anche arrivato a pensare che Dio forse esiste davvero e tutti, più o meno, abbiamo qualcosa da scontare. Forse per guadagnarci il paradiso.

Una volta era diverso. Una volta finivi la scuola, ti facevi un giretto nei pressi e quando trovavi un'azienda-aziendina-aziendona che ad occhio e croce poteva fare al caso tuo, ti affacciavi sulla porta e chiedevi: buongiorno. Avete bisogno di qualcuno a far qualcosa? Nove volte su dieci la risposta era: passa domattina alle otto, che vediamo un po'. Eri praticamente assunto.

Mica come ora. Una volta mica gli dovevi spedire il curriculum vitae. Una volta si faceva tutto a voce. Ci si guardava in faccia e finiva lì. Se gli stavi simpatico e c'erano due cose da assemblare, eri assunto.

Cambiare lavoro poi, era la cosa più semplice del mondo. Ti stufavi? Il lavoro non ti piaceva più? Ti sembrava che ti pagassero poco? Litigavi col principale? Uscivi per la pausa pranzo, andavi nell'azienda accanto e solita trafila: ti affacciavi sulla porta e: buongiorno. Avete bisogno di qualcuno a far qualcosa? Solita risposta: passa domattina alle otto. Alè.

Tornavi di là e davi le dimissioni. Semplice e indolore.

Ora mica è più come allora. Ora fai tutto via mail. Chi ti chiede un lavoro neanche lo guardi in faccia. E spesso neanche guardano il curriculum, per dirla tutta.

Che poi, sta storia del curriculum mi fa anche ridere. Ma che razza di curriculum ti devo mandare, razza di mentecatto, se ho appena finito l'università? Casomai, mandalo te a me il curriculum e dimostrami che sei un'azienda seria. Che di questi tempi mica ci si può fidare di nessuno.

Boh. A me ste cose mettono tristezza.

Lo so, a te che cerchi lavoro da anni, te ne mettono di più, lo capisco.

Ma a me mettono tristezza.

Una volta era tutto diverso. Le maglie dei calciatori erano dal 1 all' 11 e lo stopper teneva il centravanti, il terzino destro teneva l'ala sinistra e il terzino sinistro teneva l'ala destra.

Poi è arrivato Sacchi.

E il "curriculum vitae".

Avanti così.

4 commenti:

  1. Vero.
    Infatti pagherei per tornare indietro di 20 anni e crescere come l'edera in un posto di lavoro.
    Ora, quando mando il curriculum (che secondo me finisce in culum per una ragione ben precisa) mi dicono che è troppo professionale per fare la commessa per esempio.
    Se tolgo tutta la professionalità e faccio un curriculum scarno, adattandolo insomma, mi dicono che manca la professionalità.
    Allora decidi, prima di mettere un annuncio, pensa bene a che cazzo vuoi.
    Che uno si stanca anche a mandare una mail!

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  2. 'sta cosa del curriculum la trovo sacrosanta!

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  3. Sull'argomento ho il dente avvelenanto e mi ricordo quando esistevano i terzini. ok, non ho vent'anni. ^____^ no.snob

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  4. @Amore_immaginato: è un brutto mondo, questo. Brutto e pieno di figli di buona donna. Io ci sono cresciuto come l'edera, in un posto di lavoro e pensa un po', mi devo ritenere pure fortunato. Capisci? Fortunato a dover lavorare il giorno di Natale, Pasqua, la domenica, la notte. Pensa se avevo sfiga. Azz. Non mi ci far pensare, và....

    @Mia_euridice: esatto. Che è? Non si fidano? E si dovrebbe fidare un ventenne, di loro? Ma per favore. Sti cialtroni.

    @No.snob: neanch'io ho vent'anni. Li compio ad agosto. ^_______^

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