lunedì 21 giugno 2010

Birillo's life.

Birillo è un tale che non ha mai lavorato un giorno, in tutta la sua vita. Mai. Il soprannome gli è stato affibbiato per la sua passione per il biliardo. La sua non-voglia di lavorare è sempre stata leggendaria. Ricordo una volta, inizi degli anni '80, lui era iscritto all'ufficio di collocamento. Una precisazione: si era iscritto su insistenza del fratello maggiore, che cercava di riportarlo sulla retta via, ma era palese che a lui di trovar lavoro non importava assolutamente nulla. Insomma dicevo, era all'ufficio di collocamento e ad un tratto si aprì la porta di un ufficio ed un tale urlò: Giancarlo G. C'è Giancarlo G? Lui disse: sono io. E il tale: bene. Presentati domattina in questo posto. Cercano un magazziniere. E Birillo: non ho capito: con tutta la gente che c'è qui, proprio io ci devo andare? E uscì dall'ufficio quasi offeso. Un'altra volta il Comune reclutò un po' di disoccupati per spalare la neve di fronte ad una scuola. Lui allora salì sul furgoncino insieme ad un'altra decina di persone e una volta giunti alla scuola, a tutti venne consegnata una pala. Lui la prese e disse al tale che gliela aveva consegnata: bene. A chi la devo dare? Inutile dire che non spalò nemmeno un grammo di quella neve.

Per vivere, giocava. Giocava a tutto quello che si poteva giocare: principalmente a biliardo, ma non disdegnava le carte, le bische clandestine, i cavalli e tutto ciò che poteva portare (o far perdere) un po' di soldi. Con un particolare da non trascurare: quando vinceva riscuoteva, quando perdeva non pagava. E questo era un problema, a volte. Si perchè, se doveva diecimila lire a qualcuno "normale" poteva anche andar bene, ma quando c'era da scucire otto milioni delle vecchie lirette, per pagare un debito di gioco di una bisca clandestina, la cosa si faceva complicata, che quelli un po' aspettavano, ma poi ti mandavano a cercare da un tizio con una faccia poco raccomandabile che ti aspettava sotto casa.

Poi ci siamo persi di vista. Sai com'è, la vita spesso, per svariati motivi, ti allontana da certe cose, da certi luoghi. I motivi, in questo caso, furono che Birillo andò in galera. Era logico che prima o poi succedesse. E successe quando lui trovò per terra un libretto di assegni. Capirai: dare a Birillo un libretto di assegni, era come portare un bambino a Gardaland. Una festa. Figurati se lui pensava al fatto che magari qualcuno quegli assegni li avrebbe bloccati. Per un paio di giorni credette di essere in paradiso: comprò di tutto: giacconi di pelle, stereo, scarpe. Persino un paio di sci. Poi la pacchia finì e qualcuno lo andò a cercare, spiegandogli due cose e portandolo in una stanza di tre metri per tre, con le sbarre alle finestre.

Quando uscì, lo incontrai: come stai, Birillo? Lui disse: guarda, credevo peggio. Non si sta male, là dentro. Si mangia tutti i giorni e non si fa un cazzo. Perchè vedi, il mio problema più grosso è sempre stato quello di mangiare senza dover lavorare. Se ci riesco, in qualche modo, a me va bene. Mi sa che ci ritorno. E rise di gusto.

Quella fu l'ultima volta che lo vidi. Era la metà degli anni '90.

Oggi non lo so dove sia, nè cosa faccia per vivere. Di sicuro non lavora.

Mi piace ricordare che non ha mai spacciato droga, nè altre porcherie che potessero nuocere a qualcuno. Ha sempre pagato di persona le stronzate che ha combinato e non ha mai tirato altri in mezzo.

Un "malvivente" d'altri tempi. Di quando ancora l'essere un "malvivente", aveva qualcosa di poetico.

6 commenti:

  1. Quindi la mia collega non è una Birilla, no, ché non è per niente poetica.

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  2. Non c'ha mica tutti i torti il tipo.
    Io sono prigioniera in casa e nessuno mi da da mangiare gratis.
    E' che non sono portata a spendere soldi che non ho.
    Ma anche questo si può sempre imparare...

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  3. L'arte di Michelaccio,mangiare,bere e andare a spasso,mica male.
    Questo signore, mi ha fatto venire in mente il bellissimo film di Monicelli "I soliti ignoti". Se non lo hai già visto te ne consiglio la visione.

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  4. E' uno di quei malviventi che ti ispirano simpatia, il birillo.
    E' uno di quelli che poff! scompaiono, poi poff! ricompaiono, un pò come i gatti randagi, dove possono arraffare bene, altrimenti si sta sul muretto e si ronfa.
    Epperò io vorrei sapere dov'è finito, chè voglio il lieto fine! :)

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  5. Tempi in cui la dignità aveva un suo valore, anche nell'essere "malvivente". Spero che Birillo sia felice, ovunque si trovi.

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  6. @Miss: ma le donne son meno portate per certe vite. E non è detto che sia male, bada bene.

    @Amore_immaginato: secondo me, lo si impara benissimo, sai. Basta poi non far troppo caso ad eventuali conseguenze.

    @Marina: l'ho visto anni fa e sinceramente ricordo poco. Comunque è vero, lui poteva benissimo essere uno di quei tipi da film. Senza troppo lieto fine, però.

    @CharlieB.: esatto, hai detto bene. Uno di quei gatti che ogni tanto li vedi perchè devono mangiare e poi spariscono per giorni. Il lieto fine non lo so se c'è. Io spero di si, sinceramente. Anche se temo.

    @LuceNera: lo spero anch'io. Che poi in fondo a lui bastava poco per essere felice: un piatto di pasta, un pacchetto di sigarette e due lire da poter giocare (e spesso perdere) a qualsiasi cosa.

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